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IL REVISORE INTERNO NELLE PICCOLE IMPRESE |
Il codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza amplia la responsabilità degli amministratori ed impone loro di istituire un idoneo assetto organizzativo, amministrativo e contabile, adeguato alle dimensioni dell’impresa, che consenta di rilevare tempestivamente l’insorgenza di una crisi. Per le imprese di piccole dimensioni, più che un problema di riorganizzazione aziendale, si pone la necessità di una rivoluzione culturale. Per le imprese di piccole dimensioni, più che un problema di riorganizzazione aziendale, si pone la necessità di una rivoluzione culturale. La norma, a mio avviso, deve essere interpretata anche come veicolo per attivare la sensibilità dei piccoli imprenditori, verso un accrescimento della cultura aziendale. Questa sensibilità deve essere indirizzata verso la cultura del controllo, affinché l’imprenditore senta la necessità, indipendentemente dal dettato normativo e dai limiti dimensionali, di dotare la propria azienda di una posizione di lavoro dedicato al controllo interno o di internal auditing, secondo la denominazione in uso nelle grandi aziende. Tale posizione può essere occupata da un dipendente o da un consulente, con il compito di applicare su tutta l’organizzazione aziendale le tecniche di verifica amministrativa e di controllo, al fine, non solo di migliorare l’efficienza della gestione, ma anche per razionalizzare le procedure, definire meglio le funzioni dei vari uffici e ridurre i costi. Il revisore interno, oltre alla correzione degli errori esecutivi, alla prevenzione degli stessi e delle eventuali frodi, rappresenta un servizio di supporto all’imprenditore per fornire elementi di giudizio utili per l’assunzione di decisioni operative. Nelle piccole imprese, la figura del revisore interno è più utile che nelle grandi imprese, perché in queste la struttura organizzativa, più articolata, prevede controlli reciproci e interdipendenti. Nella piccola impresa l’architettura organizzativa è più snella ma, nel contempo, i dati rilevati non danno all’imprenditore un’adeguata sicurezza di elementi di giudizio. In quest’assenza di controllo, si inserisce la figura del revisore interno che dipende gerarchicamente dall’imprenditore, ma funzionalmente solo da se stesso. Il revisore interno concorda con l’imprenditore il programma delle revisioni, ma decide autonomamente le tecniche e i tempi. Nelle piccole imprese il risultato della gestione, lo stato della finanza o degli inventari si conoscono con la chiusura dei bilanci; la presenza in azienda di un revisore interno consente di avere queste informazioni nel momento in cui gli accadimenti amministrativi si manifestano o, comunque, quando talune distorsioni sono ancora recuperabili. Solo per questi risultati, la posizione di lavoro del revisore interno non è un ulteriore centro di costo ma occupa, degnamente, la posizione di centro di profitto. |
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